IL TERREMOTO IN TURCHIA
Non è la prima volta che vediamo la natura scatenarsi in tutta la sua cruda potenza, quasi a volersi ribellare all’essere umano, pronta a ricordarci che su questa terra noi siamo solo ospiti. È ancora vivo nella memoria delle generazioni più anziane il ricordo dell’Orcolat, il terremoto che nel 1976 ha sconvolto il Friuli, ma non serve nemmeno andare troppo indietro nel tempo: dalla pandemia alla siccità, ai violenti tsunami, fino ad arrivare al più recente disastro naturale, la terra non sembra darci un attimo di tregua. È questo che le popolazioni turca e siriana hanno pensato tra il 5 e il 6 febbraio, quando, durante la notte, sono state svegliate dal rombo di due terribili scosse, le più forti mai registrate nel territorio dal ’99. Le due scosse principali registrate dai sismografi erano
rispettivamente di magnitudo 7.8 e 7.5 sulla scala Richter e di grado XI sulla scala Mercalli (misura che classifica il terremoto come “catastrofico”); sono state seguite da numerose scosse di assestamento che hanno tenuto i cittadini e le autorità Personalmente, penso che il miglior modo per aiutare le vittime sia di continuare a parlare dell'accaduto: spesso infatti, come abbiamo già visto in molte situazioni di emergenza, l’attenzione dei media e della popolazione mondiale si mantiene costante solo per un mese o due, quando il bisogno per i beni di prima necessità è più evidente e impellente. Dopo questo periodo le persone tornano a concentrarsi sulle loro vite, spesso lasciando i sopravvissuti a loro stessi. Per questo non dobbiamo dimenticare di tenerci informati costantemente e di parlarne con chi ci circonda: sono azioni semplici, ma che potrebbero salvare tante vite.in allerta per tutta la notte e la giornata seguente. Il terremoto è stato il risultato dello sfregamento della placca anatolica contro le placche araba e africana, risultato nell’accumulo e conseguente rilascio di un quantitativo di energia pari a quello di 130 bombe atomiche, come afferma l’ingegnere geofisico Övgün Ahmet Ercan. La Turchia e la Siria si trovano infatti in una zona estremamente attiva per quanto riguarda i sismi, proprio in prossimità della faglia anatolica; per questo, non è una novità che si verifichino dei forti terremoti di tanto in tanto. Tuttavia, quello di febbraio è stato non solo di una violenza inaudita, ma ha anche mietuto un enorme numero di vittime e feriti. L’ultimo bilancio pervenutoci dalle autorità locali attesta che sono state colpite 11 province e le vittime superano di molto le 52.000, mentre ancora di più sono feriti, quasi 123.000, e sfollati, più di 1,9 milioni rifugiati in campi temporanei; tantissimi sono i corpi che ancora non sono stati trovati e le persone disperse, che ormai da più di un mese vengono cercate senza sosta dai soccorritori. Numerosissimi sono stati anche i danni agli edifici, alle strade e ai sistemi di trasporto e comunicazione, e moltissimi incendi sono scoppiati in varie città. Dai notiziari e dalle testimonianze dei sopravvissuti abbiamo appreso che l’arrivo dei soccorsi non è stato per nulla tempestivo e che anzi molte persone hanno perso la vita a causa del ritardo. Ma perché la risposta delle autorità è stata così tardiva rispetto agli avvenimenti? A causa dei danni alle infrastrutture, i soccorsi sono stati rallentati e e spesso hanno potuto raggiungere le vittime solo giorni dopo l’accaduto. La situazione è ancora peggiore in Siria: l’impossibilità per le autorità di raggiungere e mediare con i ribelli che occupano molte zone colpite vdal sisma ha aggravato ulteriormente l’efficienza dell’azione dei soccorsi. Inoltre, già dal 2011 pesavano pesanti sanzioni sul governo siriano: queste sanzioni sono state un grande ostacolo economico che nei primi giorni dalla catastrofe ha impedito di investire nelle operazioni di soccorso. A ormai quasi due mesi dal sisma, i cittadini sono ancora immersi nel terrore ed esigono risposte: cosa faremo ora? Come ci riprenderemo da questa crisi? Potremo ritornare alla nostra vita di prima? Perché gli edifici non erano abbastanza sicuri da proteggerci dalle scosse? A questo ultimo quesito il governo ha risposto duramente, arrestando molti degli ingegneri civili sospettati di essere la causa dell’inadeguatezza degli edifici, soprattutto data la pericolosità dell’area geografica in cui si trovavano. Gli arresti non sono però utili in un momento come questo, in cui le forze sono concentrate nella localizzazione delle vittime e dei dispersi e il panico dilaga tra i sopravvissuti. Tanti sono stati gli appelli dei sopravvissuti che hanno risvegliato la sensibilità nei cuori delle persone e dei governi di tutto il mondo: dall'estero sono giunti aiuti in ambito economico e umanitario, soprattutto dagli Stati membri dell'Unione Europea e dall'ONU (che ha stanziato 25 milioni di dollari tramite il Fondo Centrale per la Risposta alle Emergenze). I fondi però non sono ancora sufficienti per restituire una vita sicura alle vittime: per questo è importante spargere la voce, come tante persone hanno fatto sui social, postando video della tragedia e organizzando raccolte fondi virtuali da mandare ai tanti sfollati nei campi per rifugiati.
Personalmente, penso che il miglior modo per aiutare le vittime sia di continuare a parlare dell'accaduto: spesso infatti, come abbiamo già visto in molte situazioni di emergenza, l’attenzione dei media e della popolazione mondiale si mantiene costante solo per un mese o due, quando il bisogno per i beni di prima necessità è più evidente e impellente. Dopo questo periodo le persone tornano a concentrarsi sulle loro vite, spesso lasciando i sopravvissuti a loro stessi. Per questo non dobbiamo dimenticare di tenerci informati costantemente e di parlarne con chi ci circonda: sono azioni semplici, ma che potrebbero salvare tante vite.
EÌ€ possibile sostenere gli interventi della Caritas Italiana per questa emergenza, anche con un bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
Irene Z offi e Irene Collino, 3°C LCE
Kanye West: l’artista controverso
Sembra non esserci pace per Kanye West, il rapper statunitense in prima pagina quasi più per le polemiche e la sua vita privata, che per le sue indiscutibili doti musicali. Lo scorso 2 dicembre il suo account Twitter, che conta oltre 32 milioni di followers, è stato sospeso dopo un suo post, che riguardava un’immagine di una stella di David intrecciata ad una svastica. Un’immagine interpretata come un’istigazione alla violenza, come spiegato dallo stesso Elon Musk, nuovo proprietario di Twitter. D’altra parte il rapper non è nuovo ad esternazioni imbarazzanti. Nato ad Atlanta l'8 giugno 1977, figlio di un fotografo ex militante nel movimento politico delle Pantere Nere, dopo il divorzio dei genitori è cresciuto a Chicago e si è subito distinto come uno studente particolarmente brillante, anche se lascia l'università dopo solo un anno, per dedicarsi alla musica. Come ha spiegato in un'intervista del 2004 alla rivista Ebony: "Ho abbandonato la scuola perché non stavo imparando abbastanza velocemente... Ho imparato meglio dalla vita reale."
A 19 anni fa il suo esordio come produttore del rapper Gray, ma è anche coautore delle otto canzoni contenute nel disco. Nel corso degli anni Novanta produce per cantanti di una certa notorietà come Jermaine Dupri, Foxy Brown, Goodie Mob e Harlem World e comincia a anche se la vera svolta arriva con il suo trasferimento a New York, grazie all’incontro con Jay-Z, per il quale produce l’album “The Blueprint” (2001), uno degli album hip-hop più celebri di sempre. Da questo momento Kanye intraprende la carriera da solista e il suo album d’esordio, “The College Dropout” (2004), si rivela un successo clamoroso. Grazie anche alla sua personalità esuberante, West diventa rapidamente una celebrità, conquistando il successo commerciale e una serie di Grammy Awards. Nonostante il successo da solista, continua a lavorare come produttore, con artisti di alto profilo come Nas, Mariah Carey e Beyoncé e fonda anche una propria etichetta discografica, la GOOD Music.
Il 10 novembre 2007 la madre Donda muore a causa di una complicazione durante un intervento di chirurgia plastica e l’artista, da sempre molto legato a lei, esprimerà il suo dolore nell'album “808s & Heartbreak” (2008) e successivamente in “Donda” (2021). Successivamente a questo episodio, non si possono più contare le sue esternazioni polemiche e le dichiarazioni sopra le righe, giustificate facendo riferimento ad un presunto disturbo psichico, la ciclotimia o sindrome bipolare, cioè alterazioni del tono dell’umore con l’alternanza di fasi depressive e tendenze suicidarie e fasi euforico-aggressive. In effetti nel 2016 è stato ricoverato in ospedale a causa di problemi psichiatrici.
L’episodio che gli attira le prime feroci critiche da parte dei media risale agli MTV Video Music Awards del 2009, quando, anticipando il discorso di accettazione di Taylor Swift per il miglior video musicale nella categoria femminile, si precipita sul palco per dichiarare che "Beyoncé aveva uno dei migliori video di tutti i tempi".
Un paio di giorni dopo, Kanye si scusa al Jay Leno Show, ammettendo che ciò che aveva fatto fosse sbagliato e ingiustificabile.
Tuttavia, Taylor decide di far uscire la canzone "Innocent" su Kanye, includendo nel testo "Who you are is not what you did / You're still an innocent", "Chi sei non è quello che hai fatto / Sei ancora innocente", il che è stato considerato piuttosto ambiguo, un’affermazione tra il perdono e la vendetta. Ciò ha causato il ritiro delle scuse da parte di Kanye, il quale aveva dichiarato di non essersi pentito della sua intrusione.
Ma ai VMA del 2015, sei anni dopo l’episodio che ha dato inizio a tutto, Taylor consegna a Kanye il Video Vanguard Award, la conferma più pubblica della loro ritrovata alleanza. Proprio quando tutto stava andando liscio, Kanye decide di pubblicare la canzone "Famous", in cui dice "I made that b*tch famous", "Ho reso famosa quella c*gna", sostenendo che la sua interruzione durante il discorso di Swift agli MTV VMA abbia dato inizio alla sua carriera. Nonostante abbia dichiarato di aver avuto l'approvazione prima della pubblicazione, il team di Swift lo nega, affermando che non avrebbe mai approvato una dichiarazione così misogina. E per gettare più benzina sul fuoco, Kim Kardashian, l'ex moglie di Kanye, ha rivelato una registrazione segreta di Taylor Swift della conversazione
telefonica con Kanye, dove sembrava accettare l’uso del suo nome nella canzone "Famous". Da allora West comincia a far parlare di sé non tanto per la musica, quanto soprattutto per la vita privata e per le polemiche relative alle sue idee politiche. Ma è soprattutto il suo sostegno a Donald Trump nel 2015 a scatenare numerose reazioni negative, soprattutto da parte della comunità afroamericana, critiche alle quali l’artista ha risposto affermando che “votare in base al proprio colore della pelle è schiavitù mentale”.
Infatti, nel 2018, Kanye è apparso al quartier generale di TMZ dove ha detto: “Quando si sente parlare di schiavitù per 400 anni... Per 400 anni? Sembra una scelta”. Il rapper ha poi aggiunto: “Siete stati lì per 400 anni ed è tutto di voi. È come se fossimo mentalmente imprigionati”. Dopo questa sua osservazione sulla schiavitù, l'impiegato di TMZ Van Lathan lo ha chiamato in causa, e quindi in una serie di tweets, Kanye ha affermato che stava utilizzando la schiavitù come metafora della censura e della limitazione della libertà di parola, a cui non intende assoggettarsi: “Ci hanno tagliato la lingua in modo che non potessimo comunicare tra di noi. Non permetterò che la mia lingua venga tagliata", ha scritto. Tanto è vero che nel 2020 Kanye West ha annunciato la sua campagna elettorale presidenziale. West ha fatto parlare di sé anche per il suo matrimonio con Kim Kardashian e soprattutto per le polemiche seguite alla fine di questo matrimonio, quando la donna, dopo 4 figli e 7 anni di convivenza, ha chiesto la separazione. Le esternazioni, i rifiuti di Kayne di arrivare ad una mediazione, gli attacchi alla ex che hanno coinvolto anche il nuovo fidanzato di Kim, gli hanno procurato moltissimi articoli sui giornali e in rete. Di recente, comunque, i due hanno finalmente trovato un accordo patrimoniale e soprattutto sulla tutela dei figli.
Durante la Paris fashion week, invece, il rapper ha dato il via a una disputa dopo aver indossato una maglietta con la scritta ‘White Lives Matter’, ovvero ‘Le vite dei bianchi contano’, una frase abbastanza controversa, in quanto una palese rivisitazione provocatoria dello slogan ‘Black lives matter’, motto dell’omonimo movimento anti-razzista già attivo in America dal 2013 e di cui si è ripreso a parlare nel 2020 a seguito dell’omicidio di George Floyd. Infatti West, in una storia di Instagram per rispondere alle polemiche sorte, ha rimarcato come il Black Lives Matter fosse una truffa. West non nasconde le sue simpatie politiche per la destra più oltranzista e ha espresso spesso posizioni
antisemite e di apprezzamento nei confronti di Adolf Hitler. In una recente intervista ha dichiarato che Hitler ha “inventato le autostrade, il microfono che io uso. Non si può dire ad alta voce che non ha mai fatto nulla di buono”. E’ risaputo che Hitler non abbia inventato né il principio che sta alla base del funzionamento dei microfoni né le autostrade, ma West, sempre nel corso dell’intervista, ha spiegato che la cattiva fama del dittatore nazista è dovuta ai media: “Il fatto è che i media controllati dagli ebrei hanno dipinto Hitler e i nazisti come persone che non hanno mai offerto alcun contributo al mondo”. Così come ha
aggiunto che crede che esista una mafia ebraica e che è grazie a lui che adesso si parla del problema dell’antisemitismo". Il fatto è che nessuno, alle scuole superiori, aveva idea di cosa fosse l’antisemitismo, finché io non l’ho reso popolare”, ha affermato Dopo la sua ultima serie di dichiarazioni controverse, che gli sono costate una notevole somma di denaro, il rapper si è rivolto a Instagram per affrontare la perdita del suo status di miliardario.
Il post è stato il primo di West dopo essere stato bandito dall'app per un post antisemita, ora rimosso. Ciò ha spinto diverse aziende, come Adidas, UMG, Vogue, CAA e Balenciaga, a terminare i contratti con il rapper. Secondo quanto riferito, il rapper ha perso 2 miliardi di dollari con la sua agenzia di talenti, la sua casa discografica e le più significative partnership.