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Numero
Novembre

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L’ACCIAIERIA: UNA PARENTESI FRIULANA

Il via libera alla costruzione dell’acciaieria nella zona industriale Aussa Corno, presso San Giorgio di Nogaro, è stato bocciato dalla giunta regionale 33 giorni fa, il 21 settembre - questo articolo è stato completato il 23 ottobre; ma è il resoconto di questa vicenda che vuole essere attuale, non solo perché questi fatti sono stati il riflesso di ciò che sta accadendo anche in tante altre parti del mondo, ma anche perché questa parentesi ha, nonostante la sua modesta risonanza mediatica a livello nazionale, sorprendentemente destato le coscienze di moltissimi friulani divisi tra pro e contro, e movimentato in protesta tanti abitanti della nostra regione. Cosa è accaduto? Marzo 2023; l’azienda multinazionale Danieli, con sede a Buttrio, tra le leader nella costruzione di impianti siderurgici, avvia una collaborazione con il gruppo Metinvest, multinazionale ucraina che ha approvvigionamenti d’acciaio provenienti dalla Azovstal Iron and Steel Works, anch’essa inserita nel gruppo internazionale della Metinvest. E’ la nascita del “Progetto Adria”, opera che già dal 2021 le due aziende tenevano in serbo nei loro piani, e la futura ambizione delle due partener coinvolte è la costruzione di un nuovo impianto di ultima generazione. Nell’accordo, Metinvest è l’investitore e mette i soldi, Danieli fornisce l’impianto. Giungiamo quindi all’acciaieria, la protagonista della nostra storia. E’ presentata come acciaieria “green” , “un eccezionale e unico esempio di high-tech, di sviluppo sostenibile” , completamente elettrica e con big data gestiti da intelligenze artificiali, “un impianto considerabile ad impatto nullo”. Il presidente del gruppo Danieli, Gianpietro Benedetti, ribadisce: “la costruzione dell’acciaieria sarà un esempio non solo europeo ma mondiale di sviluppo sostenibile per produrre acciaio green, aumenterà il Pil regionale”. Insomma, un miracolo di elettronica sarebbe questo nuovo impianto, senza contare quanti posti di lavoro sarebbe in grado di generare (700 dipendenti ). Eppure qualcosa non torna, sembra tutta fin troppo bella, quest’opera, troppo perfetta, miracolosa… inattaccabile. Molti cittadini sentono puzza di bruciato, e rimangono perplessi. D’altronde, pare loro un ossimoro accostare la parola “acciaieria” a “green”. Nasce il comitato No Acciaieria-Salviamo la laguna, e scatta la protesta. Prima contestazione social tramite il gruppo Facebook e poi mobilitazione dal vivo, e infatti, il 7 luglio a Grado “un nutrito gruppo di persone si è messo in marcia per dire no alla realizzazione di un’acciaieria nella parte terminale della zona industriale di San Giorgio di Nogaro”, “eravamo in tanti, circa trecento”, e la parola d’ordine era “impegnarsi contro il disastro che si vuole perpetrare ai nostri territori”. Il 20 luglio si tiene un’altra protesta a San Giorgio di Nogaro, poi una a Udine, ed altre ancora. L’attaccamento al territorio, da parte di questi abitanti, sembra essere sordo difronte al suono delle rassicurazioni che continuano ad essere enunciate da parte di Danieli e una parte della politica regionale. Gli studi dicono che non ci dovrebbe essere nessun motivo per doversi preoccupare… l’amore per questa zona spinge al comportamento opposto: sono tutti preoccupati. “Dal punto di vista ambientale non esistono condizioni evidenti per limitare a priori l’insediamento di ulteriori attività industriali nell’Aussa Corno”. Si apre così il mese di settembre, il mese della nostra storia più carico di eventi. Il Consiglio regionale ha finanziato una ricerca dell’Università degli studi di Udine “per valutare l’idoneità del luogo a ospitare il polo siderurgico previsto dal Progetto Adria” . Con lo stesso fine viene commissionato anche uno studio dell’Università degli studi di Trieste. I due atenei sentenziano, e gli studi dimostrano che dal punto di vista ambientale non ci sono ragioni abbastanza provabili per bloccare a priori la costruzione. Per la politica il tempo di prendere una posizione è giunto. La Metinvest non ha fino a questo momento ancora confermato l’investimento di 2 miliardi di euro per costruire l’impianto, ma ha intenzione di farlo entro la fine del mese di settembre. Il grande dubbio è in realtà semplice: farsi sfuggire l’occasione o essere prudenti? Prendere o lasciare? Cosa avrà più conseguenze e quali bisogna prediligere? Il 21 settembre 2023, in consiglio regionale a Trieste, la seconda e quarta commissione sono unite per ascoltare i sindaci del territorio, gli studiosi che hanno esaminato il progetto, i sindacati e le associazioni ambientaliste. Intanto, fuori dal palazzo, il presidio del comitato No acciaieria dà il via alla manifestazione. La riunione è stata lunga, tecnica ma anche politicamente accesa… “quasi sei ore di dibattito, senza pausa. Se non è un record, poco ci manca”. Il comitato, già a partire dalla protesta di Grado, ha raccolto in una petizione popolare consegnata al Consiglio 25 mila firme, il “NO” è scritto sui muri, sui segnali stradali, sulle rotonde … ciononostante non sembra stia ricevendo le giuste considerazioni da parte della stampa. Verrà ascoltato, almeno, dal Consiglio regionale? Il presidente di Danieli Gianpietro Benedetti diserta la riunione, ma lascia in consegna una lettera in cui esprime le sue perplessità sull’atteggiamento restio non solo dei cittadini ma anche dei sindaci del territorio a dare il via all’opera nonostante le conferme delle ricerche delle Università e la sicurezza insindacabile del progetto. La giunta è divisa, il dibattito si fa politico: una fazione accusa gli assessori della maggioranza di non avere abbastanza coraggio per approvare la costruzione ed intraprendenza per cominciare una transizione produttiva verso le nuove tecnologie ed impianti ecosostenibili. Un’ altra fazione controbatte, affermando che indipendentemente delle buone intenzioni ambientaliste di fondo, non si può cominciare il cantiere di un complesso in una zona già industrializzata dove l’eccesso di stabilimenti potrebbe portare a traffico di mezzi pesanti ingestibile e possibili rischi per la laguna, concernenti al passaggio delle navi, soprattutto se a queste potrebbero accadere degli eventuali incidenti durante la navigazione. Chi è “pro” guarda ai dati, a quanto potrebbe questa acciaieria essere fonte di posti di lavoro, sia manovale sia ingegneristico. Chi è contro ascolta i rappresentanti del territorio, che sempre rimangono scettici o politicamente contrari. Giunti alla conclusione della seduta, il verdetto della giunta è uno, ed è no all’avvio del cantiere, della costruzione dell’acciaieria in Aussa Corno. Non si pensi, però, che sia stato deciso il no guidati da uno spirito ambientalista, ma la motivazione è molto più pratica ed immanente; il no del Consiglio è “l’intenzione di non procedere per gli alti costi in capo al pubblico – 250 milioni di euro –, i lunghi tempi per la realizzazione delle infrastrutture e la contrarietà dei sindaci del territorio”, considerando specialmente che “le perplessità maggiori riguardano i tempi e i costi di adeguamento ferroviario e stradale dell’area” . E’ la fine di questa storia, chissà se per ora. Tramonta la parabola di questa acciaieria, è troncato bruscamente il sogno di Danieli-Metinvest. I protagonisti di questa parentesi friulana commentano la conclusione della vicenda; in primis i comitati, come No acciaieria, che gioiscono per questo lieto esisto ma rimangono rancorosi nel pensare che la stampa regionale più influente poco spontaneamente si è interessata alle loro proteste e alla loro opinione, tant’è che il 14 ottobre 2023, a Cervignano, durante una serata del Festival del Coraggio, il direttore del Messaggero Veneto viene contestato dal vivo pubblicamente. Si esprime poi il presidente Benedetti, che considera il fallimento dell’impresa friulana come una perdita, come un grande errore di valutazione dei politici regionali, che male hanno interpretato non solo il progetto tecnico, ma anche le innumerevoli conseguenze benefiche sotto molti punti di vista. Dice: “non stiamo parlando di un’acciaieria dell’ ‘800” ; e ancora “non averla in Fruli un peccato anche dal punto di vista culturale” , per quanto riguarda l’idea che vi era di rendere il nuovo complesso anche un luogo di formazione per nuovi ingegneri e tecnici competenti nell’industria ecosostenibile. Anche le ragioni del “pro” acciaieria riescono ad essere convincenti, nonostante gli allarmismi contrari: il tempo di realizzazione del progetto siderurgico, stimato dalla Regione, sarebbe stato di tre anni, e quindi in linea con ciò che era stato scritto sui piani del Progetto Adria… davvero si ha voluto considerare tre anni come una tempistica eccessivamente lunga? E’ davvero eccesiva una spesa di 450 milioni di euro per qualcosa che se funzionasse a dovere, coprirebbe subito le spese e anzi, porterebbe più introiti, assunzioni e stabilità salariale dei dipendenti (=cittadini)? Per i “pro”, ora, a decisone presa, “solo dei folli potrebbero scegliere di localizzarsi nella zona industriale di Aussa Corno dopo che due multinazionali hanno perso oltre 2 anni e mezzo di tempo per vedere cestinato il loro progetto” , e sentenziano che “emerge in modo traslucido l’inerzia della classe dirigente che ha taciuto sull’opportunità (perduta) di attrezzare l’unico porto industriale del Fvg”. Dal sunto di questa storia, l’acciaieria continua a rimanere un grande enigma. Cosa sarebbe stato veramente giusto scegliere? Il futuro del lavoro in Friuli, ed in generale della sua industria, cioè ciò di cui noi tutti viviamo ed usufruiamo, quale sarà? Il dubbio sorge anche per il futuro dell’ambiente naturalistico friulano, della sua salubrità, integrità, inviolabilità e quiete… . Nonostante i dubbi e l’inquietudine che essi generano, sia però sempre un nostro dovere ricordare ciò che è accaduto, come abbiamo fatto con questa nostra storia in questo articolo. Solamente noi e poi i posteri, tra chissà quanto tempo, potremo osservare le conseguenze di ciò che è accaduto in questa parentesi friulana…

Giuseppe Deana,  4 ^A LSU
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UN ADDIO INASPETTATO A MATTHEW PERRY 

UNA VITA TRA SUCCESSI E LOTTE CONTRO LA DIPENDENZA

Matthew Perry, l’attore di "Friends", è stato trovato morto sabato 28 ottobre nella vasca idromassaggio della sua casa a Los Angeles, all'età di 54 anni. La causa della morte non è nota, l’autopsia infatti è risultata inconcludente ma il portavoce della polizia ha dichiarato che non c’è stato alcun coinvolgimento di terzi. Il funerale dell'attore è avvenuto venerdì 3 novembre al Forest Lawn Memorial Park di Los Angeles, con la presenza dei suoi ex colleghi Jennifer Aniston, Courteney Cox, Lisa Kudrow, Matt LeBlanc e David Schwimmer. Matthew Perry sembrava trovarsi in una buona fase della sua vita, trasferitosi in una casa appena ristrutturata con vista sull'oceano a Pacific Palisades, aveva firmato per recitare in un nuovo film drammatico intitolato "Unworthy" e stava considerando l'idea di una serie con un personaggio simile a Batman chiamato Mattman. Nato il 19 agosto 1969 a Williamstown, Massachusetts, Perry ha trascorso la sua giovinezza tra Los Angeles e Ottawa dopo il divorzio dei suoi genitori. Inizialmente allenato come giocatore di tennis professionista, ha abbandonato questo sogno quando è diventato evidente che non avrebbe avuto successo negli Stati Uniti. Ha quindi intrapreso la carriera di attore, guadagnandosi la prima grande opportunità con la sitcom "Friends" (nel 1994), che ha lasciato un'impronta indelebile nella cultura popolare. Perry ha interpretato Chandler Bing, un personaggio amato per la sua abilità di mescolare umorismo e vulnerabilità. Dopo 10 stagioni, la serie si è conclusa nel 2004, ma continua a essere amata in tutto il mondo attraverso la sindacazione e i servizi di streaming. In seguito al successo di "Friends", Perry ha cercato di diversificare la sua carriera con ruoli in film come "The Whole Nine Yards" e partecipazioni in altre serie televisive come "The West Wing" e "The Good Wife". Nonostante il grande successo l’attore ha affrontato per decenni problemi legati all'alcol e alla droga e nel 2022 ha dichiarato di essere "per lo più sobrio" dal 2001, ma ha affrontato alcune ricadute nel corso degli anni. Perry è sempre stato sincero riguardo alle sue lotte con la dipendenza nella speranza di aiutare gli altri e proprio con questo obiettivo ha pubblicato le sue memorie “Friends, Lovers, and the Big Terrible Thing” l'anno scorso. Con 15 ricoveri in riabilitazione alle spalle, ha sempre cercato di trasformare le sue esperienze negative in un messaggio positivo, sostenendo e incitando il trattamento e la cura. Secondo una fonte, Perry stava addirittura cercando di istituire una fondazione per sostenere ulteriormente coloro che soffrono di abuso di sostanze. "Ho aiutato 100.000 persone in un fine settimana, ma ho aiutato anche un solo ragazzo. E la quantità di energia che ne trai è la stessa", ha detto. "Ciò non ha importanza quando vedi accendersi le luci negli occhi di qualcuno che è stato ubriaco o drogato per 10 anni. Questo è ciò che fa crescere il tuo cuore. Ed è una cosa meravigliosa". È diventato anche una forza trainante nella sua vita. "Quando morirò, non voglio che Friends sia la prima cosa che viene menzionata", ha detto nel podcast Q With Tom Power nel novembre 2022. "Voglio che [aiutare gli altri] sia la prima. E vivrò il resto della mia vita dimostrando questo". Per questo oltre alle risate e alle performance indimenticabili sullo schermo, Perry rimarrà nei nostri cuori come un individuo compassionevole, generoso e desideroso di fare la differenza nel mondo. Il suo spirito vivace continuerà a ispirare e a portare gioia a chiunque abbia avuto la fortuna di incrociare il suo cammino. Matthew Perry ci ha insegnato che anche dietro le maschere della comicità può nascondersi una profonda umanità, e che il suo lascito non è solo nelle risate che ci ha regalato, ma anche nella sua lotta coraggiosa per la guarigione e nel suo impegno a fare del mondo un posto migliore. Possiamo solo dire addio a un grande talento, ma il suo spirito e il suo contributo duraturo continueranno a vivere attraverso le risate e i ricordi che ci ha donato. Riposa in pace, Matthew Perry.

Helena Mojovic,  5^A LSI
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